Documenti d'arte veneto-bizantini nell'isola di Creta
Tipologia Fondo
Data cronica
- 1900 - 1988
- Note
- La datazione comprende la campagna fotografica condotta da Giuseppe Gerola nel 1900-1902 e la riproduzione su carta fotografica realizzata nel 1988.
Tipologia
- Fondo
Contenuto
- Durante i ventisette mesi della sua prima missione a Creta, Giuseppe Gerola raccolse, tra documenti di archivio, informazioni dirette, rilievi grafici, calchi in gesso e fotografie, una grande quantità di materiale utilizzato ed ordinato, tra il 1905 ed il 1932, nei cinque volumi I monumenti veneti dell'isola di Creta.
Poiché l'obiettivo principale della missione era quello della raccolta sistematica, più completa possibile, di ogni memoria storico-documentaria della dominazione veneziana sull'isola di Creta, Gerola non si limitò al solo appunto mnemonico, ma volle fissare, su ogni tipo di supporto, documenti tali che fissassero una reale riproduzione di originali che si trovassero, anche, in serio pericolo di conservazione. In tal senso s'inquadrano le differenti tecniche utilizzate per la raccolta delle memorie indagate.
Tutti gli edifici rilevati e tutte le località visitate, vennero adeguatamente documentate attraverso la stesura di, più o meno brevi, relazioni scritte. Di ogni pur minimo graffito, si preoccupò di redigerne un grafico eseguendone, quando possibile, un calco diretto usando la tecnica della carta assorbente bagnata o sovrapponendo all'originale della carta velina, sempre bagnata, ricalcando il segno sottostante con la matita copiativa.
I calchi eseguiti con la carta assorbente, le «impronte» ottenute ricalcando con la carta velina, le grandi sculture duplicate con il gesso, le riproduzioni cartografiche disegnate sul posto e l'uso preponderante e decisamente moderno della macchina fotografica, hanno permesso a Giuseppe Gerola di fissare nella sua memoria le immagini e il pensiero che, negli anni avvenire, avrebbe espresso nei volumi sopra citati.
Consistenza rilevata
- Consistenza (testo libero)
- 1642 lastre fotografiche 1642 negativi 1642 riproduzioni fotografiche 1000 fotografie originali 291 veline 394 carte assorbenti 52 calchi in gesso
Storia istituzionale/Biografia
- Nacque il 2 apr. 1877 ad Arsiero (Vicenza), da Domenico Gerola e da Augusta Cofler, in una famiglia di tradizioni risorgimentali di Rovereto. Nella cittadina della Val Lagarina trascorse l'infanzia; compiuti gli studi liceali a Desenzano, si orientò per gli studi universitari - non diversamente da altri giovani trentini della sua generazione - verso il Regno d'Italia, frequentando il primo anno di lettere a Padova (1894-95); passò poi a Firenze all'Istituto superiore di studi storici, ove si laureò nel 1898 acquisendo una solida formazione storico-filologica.
In un cenno autobiografico redatto attorno al 1930, considerava il paleografo Cesare Paoli il suo principale maestro giovanile, e gli affiancava il diplomatista e storico berlinese Paul Scheffer-Boichorst, i cui corsi seguì tra il 1898 e il 1899 in un semestre di perfezionamento nella capitale tedesca. Altri sei mesi, pure importanti per la sua formazione, il G. li trascorse a Friburgo in Brisgovia, ove accostò il medievista Heinrich Finke e manifestò per la prima volta quell'interesse per la storia dell'arte e dell'architettura, che avrebbe poi caratterizzato tutta la sua carriera, scientifica e professionale.
Il G. diede presto prova di febbrile operosità scientifica nel campo della storia politico-istituzionale e culturale. Ancora studente, fra il 1896 e il 1898 pubblicò lavori significativi sui rapporti fra l'Impero germanico e l'Italia nel Trecento, svolse ricerche dantesche (un'indagine di un certo pregio documentario), pose mano a una campagna d'archivio per lo studio delle compagnie di ventura nel Trecento italiano (una sua ampia ricerca su fra' Moriale fu edita qualche anno più tardi).
Il possesso di un sicuro metodo filologico e la capacità di padroneggiare tanto un diploma imperiale, quanto una cronaca, quanto fonti archivistiche di ogni genere, restarono per il G. - anche quando passò ad occuparsi di storia della pittura, della scultura, dell'architettura, o di restauro - una risorsa e un ancoraggio irrinunciabili. Nel suo habitus scientifico, mai abbandonato, sono due facce della stessa medaglia lo studio delle fonti documentarie e l'analisi estetica di un'opera pittorica, la lettura di Agnello Ravennate in funzione dell'approfondimento delle conoscenze sui monumenti bizantini, oppure la ricerca delle testimonianze d'archivio per progettare una campagna archeologica o un restauro.
La carriera scientifica del G. ebbe una svolta nel 1899, quando su indicazione dell'archeologo classico (come lui di origine roveretana) Federico Halbherr fu incaricato dall'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di svolgere una campagna di studi a Creta, allo scopo di rilevare le tracce monumentali e artistiche della dominazione veneziana, ricerca cui non era estranea una prospettiva lato sensu politica condivisa dal G. (che nel 1912 avrebbe svolto anche una campagna di studio a Rodi e nelle isole del Dodecaneso allora conquistate dall'Italia, sfociata nei volumi I monumenti medievali delle Tredici Sporadi, Roma 1914-15, sui quali si vedano gli studi di L. Ciacci). A Creta, in due anni e mezzo (inizi 1900 - luglio 1902), il G. raccolse un materiale vastissimo, edito poi nell'arco di quasi un trentennio (fra il 1905 e il 1932) in quattro monumentali volumi, che gli valsero nel 1933 il premio Mussolini conferitogli dall'Accademia d'Italia. Fu dunque l'impresa che gli permise di affinare una sensibilità e una competenza per il fatto architettonico, e implicitamente per i problemi del restauro, che avrebbe messo a frutto nei decenni successivi.
Al rientro in Italia il G. trovò abbastanza facilmente collocazione professionale nel settore dei musei e della conservazione delle opere d'arte, ove proprio allora si affacciava la nuova generazione di funzionari e storici «scientificamente» formati, per lo più allievi di Adolfo Venturi. Il G. poté mettere a frutto, oltre alle varietà delle competenze acquisite, anche una straordinaria energia e una indiscutibile attitudine organizzativa. Prima sede del G. fu il Museo di Bassano del Grappa, da lui diretto dal settembre 1903 alla fine del 1906, ove mostrò una significativa attenzione ai temi della conservazione del patrimonio monumentale (Bassano camuffata, Bassano 1906) e fondò il Bollettino del Museo, che ebbe caratteristiche di rivista scientifica oltre che di strumento di lavoro interno; a seguito dell'inventariazione del patrimonio artistico, il G. fu indotto ad approfondire tematiche di storia della pittura che in precedenza aveva affrontato solo occasionalmente, soprattutto in riferimento alle opere dei Da Ponte.
Analoghe iniziative il G. assunse durante la direzione (1907-10) del Museo civico di Verona: innanzitutto, riordino della pinacoteca e creazione di una nuova rivista (Madonna Verona. Bollettino del Museo civico di Verona,fondato nel 1907) che si avvalse della collaborazione di eruditi e storici veronesi (C. Cipolla, L. Simeoni, G. Biadego) e non (tra i quali P.O. Kristeller, T. Borenius, A. Venturi).
Per ciò che concerne le sue ricerche di storia della pittura, la scuola rinascimentale veronese gli offrì molti stimoli, concretizzatisi nei numerosi saggi intitolati Questioni storiche d'arte veronese e più tardi sviluppatisi in riflessioni anche metodologicamente interessanti sui limiti di un attribuzionismo divinatorio e meramente stilistico (cfr. Le attribuzioni delle opere d'arte in rapporto con la scuola pittorica veronese, in Atti dell'Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, 1V [1918]). Né è un caso che, quando prese il campo un'estetica puramente idealistico-valutativa, il G. abbia abbandonato la storia della pittura, per rifugiarsi di nuovo nei territori di ricerca e di applicazione più consoni alla sua formazione culturale di base (oltre ai problemi del restauro, la numismatica, la sfragistica, l'epigrafia medioevale, l'araldica, ecc.) o per esplorarne di nuovi. Del soggiorno veronese va ancora ricordato l'emergere di una viva sensibilità per la ricerca artistica contemporanea, che il G. non avrebbe più rinnegato.Passato nel 1909 all'amministrazione statale come ispettore effettivo della soprintendenza, il G. fu promosso, grazie agli strettissimi rapporti con il direttore generale delle Belle Arti Corrado Ricci, alla direzione della soprintendenza ai Monumenti della Romagna, con sede a Ravenna, proprio allora creata. Fu soprattutto ai monumenti alto-medioevali della città che il G. dedicò il suo impegno, approfondendo ora i problemi tecnici e teorici del restauro dei mosaici e delle architetture (a proposito, ad esempio, delle soluzioni da adottare nel ripristino, mediante materiali di collegamento «neutri», di una tessitura muraria): S. Vitale, S. Apollinare Nuovo, mausoleo di Galla Placidia, battistero degli Ariani. Connessa con queste iniziative fu la fondazione e l'organizzazione del Museo nazionale e la pubblicazione della rivista Felci Ravenna (dal 1913). Né vanno dimenticati il restauro di S. Mercuriale di Forlì e le questioni relative alla chiesa di Polenta, nella quale il G. mise in discussione la ricostruzione « carducciana » e « nazionale» eseguita nell'ultimo decennio dell'Ottocento.
Il G. restò a Ravenna sino al 1920, ma almeno dal 1916-17 egli coltivava progetti diversi, redigendo inventari di «beni culturali» trentini in vista di un complessivo riordino del patrimonio culturale della sua regione d'origine, al quale porre mano dopo la guerra.
Dopo gli studi giovanili, del resto, anche nel quindicennio 1900-15 trascorso fra Creta e Bassano, Verona e Ravenna, il G. non aveva mai trascurato le indagini sulle vicende politico-istituzionali, culturali e artistiche del territorio trentino, soprattutto con riferimento al Medioevo. Particolare importanza ha il filone, ininterrotto, degli studi sui Castelbarco, la grande famiglia signorile che domina la storia della Val Lagarina fra il XII e il XV secolo; ma si possono individuare facilmente anche altri percorsi di studio: il rapporto fra l'Impero tedesco e il Trentino tra Medioevo ed età moderna, la cultura italiana in Trentino, la dominazione veneziana nel Trentino meridionale nel Quattrocento e le sue tracce monumentali, i principi vescovi trentini nei secoli XI-XII. Praticamente tutte le riviste trentine dell'anteguerra - da Tridentum ad Alba trentina, dagli Atti dell'Accademia roveretana degli agiati alla Rivista tridentina - ospitarono il G. come collaboratore, recensore, schedatore; né egli aveva mancato di discutere, sin dagli anni Dieci, di organizzazione museale del Trentino.
Non stupisce dunque che immediatamente dopo la guerra il G. sia stato «comandato» per impulso del Ricci a sovrintendere - in diretto collegamento con il Governatorato provvisorio italiano insediatosi nel Trentino conquistato - alla tutela dei beni artistici e archeologici (nonché bibliografici ed archivistici) della città e della regione. Tra il novembre 1918 e il 1921, grazie anche alla conoscenza del tedesco e ai rapporti che da tempo aveva con non pochi studiosi austriaci, egli condusse difficilissime trattative a Innsbruck e Vienna e portò a termine con successo il fondamentale recupero, oltre che di qualche pezzo monumentale, dei beni archivistici e bibliografici trentini conservati Oltralpe da più di un secolo, missione che il G. considerò sempre una delle più gloriose e meritorie della sua vita. La nomina a dirigente dell'ufficio regionale per i Monumenti, le Belle Arti e le Antichità (marzo 1920) - poi trasformato nel dicembre 1923 in soprintendenza all'Arte medioevale e moderna in Trento (con competenza territoriale estesa all'Alto Adige) - ne fu la logica conseguenza. Sede della nuova istituzione fu il castello del Buonconsiglio, ove era stato giustiziato Cesare Battisti, che diveniva così il «luogo» della memoria storica di Trento italiana.
La grande impresa del restauro (anzi della «redenzione») del grande e complesso edificio divenne dunque per molti anni, sino al 1933, uno degli impegni principali del G. e dei suoi collaboratori (fra i quali l'architetto Antonino Rusconi, che fu poi suo successore alla soprintendenza). Il G. si diede l'obiettivo di riportare il castello alle condizioni in cui si trovava al momento della conclusione dei lavori da parte del principe vescovo Bernardo Cles, verso il 1536. Il G. lo perseguì alla sua maniera: cioè sulla base di una strenua ricerca d'archivio, nella quale ebbe la fattiva collaborazione di eruditi tirolesi come H. Semper (che già da ben prima della guerra si occupava della questione) e C. Ausserer. L'approfondimento della storia del manufatto fu infatti la base per un restauro filologicamente ineccepibile, che non arretrò neppure di fronte a scelte drastiche, alle quali non mancheranno critiche. In questi anni il G. appare significativamente in contatto con autorevoli esponenti della «cultura del restauro» italiana, come Gustavo Giovannoni, oltre che con figure dell'architettura contemporanea, non solo localmente importanti, come Ettore Sottsass senior (Chini). Meno note sono le scelte tecniche operate dal G. nel restauro degli apparati scultorei e pittorici.
L'attività di studioso e di soprintendente svolta dal G. a partire dal 1923 fu varia e complessa. Dal punto di vista della ricerca riemergeva il G. erudito poliedrico, che si occupa di documentazione altomedioevale trentina come di numismatica, di agiografia trentina, di araldica e di iconografia come di urbari e catasti medioevali. E stato ad esempio giustamente osservato (da E. Chini) che il G., da tempo lontano da interessi storico-estetici, nei primi anni Trenta affidò a un valente giovane come Antonio Morassi lo studio stilistico dei cicli splendidi dei Dossi, del Romanino e del Fogolino restaurati nel castello del Buonconsiglio: il che non significa che egli non portasse negli stessi anni documentati contributi alla riscoperta di affreschi del pieno o tardo Medioevo, in Alto Adige come a Verona.
Partecipe del clima culturale «nazionale» dell'Italia degli anni Venti e Trenta, il G. seguì inoltre con attenzione, in quanto studioso e funzionario, i problemi legati alle vicende politiche e linguistiche dell'Alto Adige, non senza aderire al regime. Posizioni esplicite nel delicato campo dei rapporti con la cultura tedesca e la minoranza sudtirolese sono tuttavia evidenti soprattutto in alcuni scritti tardi, del 1937 e del 1938; e il G. mantenne comunque, in vari aspetti della sua attività di soprintendente (ad esempio per ciò che concerne il rapporto fra architettura e contesto storico-ambientale), un certo equilibrio e una certa attitudine critica, oltre a difendere rigorosamente il patrimonio artistico e architettonico del territorio. Va detto comunque che questa ultima fase della sua attività deve ancora essere approfondita in modo adeguato nelle fonti archivistiche.
Morì il 21 marzo 1938, a Trento.
(cfr. G.M. Varanini, Gerola Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 53, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1999, pp. 460-463).
Storia archivistica
- È noto come, in seguito al rinnovarsi di incidenti tra la popolazione locale e le autorità turche, agli inizi del 1897 le Potenze europee occuparono Creta, decretandone l'autonomia nell'ambito dell'Impero ottomano, ma proclamandovi commissario il principe Giorgio di Grecia. Da tempo il Levante in generale - e più in particolare l'Egeo - erano oggetto d'attenzione da parte dei principali Stati, che spesso si valevano dello strumento culturale quale premessa e/o copertura di una possibile penetrazione politica; anche l'Italia fu presente, con la Scuola archeologica di Atene.
Avvenne così che, in considerazione dell'ambigua situazione venutasi a creare nella grande isola mediterranea e del rapido degrado dei suoi monumenti storici (minacciati da ruberìe ed inconsulte demolizioni); mosso dunque da tali ragioni, nel '98 il Ministero della pubblica istruzione decise di inviare a Creta una missione archeologica, diretta dal roveretano Federico Halbherr, che già vi aveva condotto una fortunata campagna di studi fra il 1884 e l'88.
Ne era al corrente un membro e futuro presidente del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Carlo Francesco Ferraris, ex rettore dell'università patavina, allora accademico dei Lincei ed autorevole esponente del Consiglio superiore della pubblica istruzione, il quale nel gennaio del 1899 suggeriva ai soci dell'Istituto Veneto di finanziare l'invio a Creta di un loro delegato, che si appoggiasse alla missione italiana col compito precipuo di "esplorare ed illustrare i monumenti, che ancora vi si trovano, della dominazione veneziana" protrattasi dal 1204 al 1669.I membri dell'Istituto decisero di affidare lo studio della proposta alla giunta per la storia, archeologia e statistica che studiasse come corrispondere ai voti dell'Halbherr che proponeva di riprodurre i numerosi monumenti della dominazione veneziana nell'isola parte con calchi e parte con fotografie "così da averne copiosi elementi per un museo importantissimo per la storia e per l'arte, da istituirsi in Venezia".
Su suggerimento dell'Halbherr venne incaricato della missione il giovane Gerola, di famiglia residente a Verona. "Al delegato si dovrebbe consegnare una macchina fotografica di una certa grossezza [...]. La spesa totale sarebbe di circa £. 9.600, cioè £. 8.000 pel delegato e i lavori da farsi a Creta, £. 700 al massimo per l'Halbherr, £. 300 per la macchina fotografica, e £. 600 per l'aggio dell'oro".
Il Gerola, quindi, trascorse a Venezia (in parte all'Archivio di Stato, alla Marciana ed al Correr) quasi due mesi, dal 10 settembre al 5 novembre dello stesso 1899, quindi chiese - con intelligente senso di responsabilità - che il suo viaggio alla volta di Candia prevedesse una sosta a Firenze, per dargli modo di esaminare un codice della Laurenziana che conteneva le più antiche vedute dell'isola, risalenti al 1420.
Giunse a Creta il 18 gennaio 1900. Compilò per l'Istituto cinque relazioni, eseguì oltre 450 calchi in gesso (la più parte depositati presso il civico museo Correr) e 1.500 fotografie, i cui negativi sono conservati presso l'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, assieme ad una gran quantità di schizzi, disegni, appunti, che sono accuratamente elencati e descritti nel volume di A. S. Curuni e L. Donati, Creta veneziana. L'Istituto Veneto e la Missione Cretese di Giuseppe Gerola. Collezione fotografica 1900-1902, Venezia 1988, p. 459. Gerola lasciò Candia il 24 luglio 1902. Nell'adunanza del 23 novembre 1902, Ferraris presentava il bilancio dei costi sostenuti: la missione aveva comportato spese per £. 17.665,03, delle quali 9.140,03 a carico dell'Istituto, le altre sostenute dal Municipio, dalla Provincia, dalla Deputazione di storia patria e dal m.e. senatore Papadopoli .
Tra il 1905 ed il '32, l'Istituto pubblicò, a cura dello stesso Gerola, quattro grossi volumi (in cinque tomi) ricchi di illustrazioni, intitolati Monumenti veneti nell'isola di Creta (premiati con solenne riconoscimento - ed una borsa di 50.000 lire - dall'Accademia d'Italia nel '33, e tuttora fonte insostituibile per la conoscenza del Levante greco-veneto).
Le lastre, racchiuse in casse di legno seguono il trasloco e lo spostamento dell'Istituto fino alla loro sistemazione al piano terra di Palazzo Loredan dove, ignorate per diversi anni, sono state trovate grazie all'interessamento del dott. Sandro Franchini e della dott. Ioanna Steriotou, studiosa greca, a Venezia per consultare presso gli Archivi le fortificazioni cretesi.
Nel 1986, l'Istituto Veneto, soprattutto nelle persone del presidente prof. Augusto Ghetti e del dott. Franchini, incarica il fotografo sig. Italo Candio di stampare tutte le lastre, anche quelle in condizioni pessime, dando così inizio ad un completo riordino e catalogazione del materiale.
(cfr. G. Gullino, L'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti…, p. 580 e S. A. Curuni e L. Donati, Creta veneziana…, pp. 123-126)
Modalità di acquisizione
- Committenza privata.
Consultabilità
- L'archivio è consultabile su appuntamento.
Fonti collegate
- Presso l'archivio dell'Istituto Veneto, oltreché i verbali delle adunanze ordinarie e segrete, è conservata la corrispondenza (cartoline, lettere, biglietti, relazioni, elenchi) intercorsa fra il Gerola e i membri dell'Istituto nei diversi anni di collaborazione, nell'arco di tempo durante e dopo la Missione cretese. Dopo la morte dello studioso trentino, con la consegna da parte della famiglia del cosiddetto «Legato Gerola», libri, articoli, periodici, riviste di vari autori italiani e stranieri di argomento «greco» vennero depositati presso la biblioteca dell'Istituto.
Venezia, Archivio dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, bb. 56-63, 216, 217, 217bis, 217ter;
Trento, Biblioteca del convento francescano di S. Bernardino, Fondo Gerola;
Bassano del Grappa, Archivio del Museo e Biblioteca civica;
Verona, Archivio del Museo civico di Castelvecchio;
Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Generale Antichità e Belle Arti
Bibliografia
- G. Gerola, Monumenti veneti nell'isola di Creta. Ricerche e descrizioni fatte dal dottor Giuseppe Gerola per incarico del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, voll. 5, Venezia 1905-1931;
Id., Relazione dell'incaricato dell'Istituto Veneto nell'isola di Creta, «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», Serie VIII, Tomo IV, parte I, Venezia 1901/1902, p. 163-177;
G. Berchet, Relazione sulla Missione del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti per la ricerca e lo studio dei Monumenti Veneziani nell'Isola di Creta, «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», Serie VIII, Tomo III, parte I, Venezia 1900/1901, p. 62-69;
Id., Relazione sulla Missione del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti per la ricerca e lo studio dei monumenti Veneziani nell'Isola di Creta, «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», Serie VIII, Tomo III, parte I, Venezia 1900/1901, p. 181-191;
Id., Terza relazione sulla Missione in Creta, «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», Serie VIII, Tomo IV, parte I, Venezia 1901/1902, p. 153-161;
G. Fogolari, Commemorazione del M.E. Prof. Giuseppe Gerola, «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Parte Generale», Tomo 98, Venezia 1938/1939, p. 51-123;
Mediterraneo Orientale Levante Veneziano. Catalogo della raccolta di pubblicazioni a stampa legate al reale Istituto da Giuseppe Gerola, «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Parte Generale», Tomo 101, Venezia 1941/1942, p. 162-232;
Omaggio a Creta, a cura di A. Di Vita, Iraklion 1984;
Creta antica. Cento anni di archeologia italiana (1884-1984), a cura della Scuola Archeologica Italiana di Atene, Roma 1984;
Venezia e la difesa del Levante. Da Lepanto a Candia 1570-1670, Venezia 1986;
S.A. Curuni e L. Donati, Creta bizantina. Rilievi e note critiche su trentaquattro edifici di culto in relazione all'opera di G. Gerola, Pisa 2009.